mercoledì 27 maggio 2009

3 La cultura

Lettera pubblicata sul Messaggero Veneto del 1 giugno 2009.

Cultura
una definizione non modaiola

In un momento di smarrimento dei valori, svuotamento dei significati, in particolare di quelli etici, legato anche al bombardamento mediatico che propone subdolamente una serie di modelli orientati all’apparire più che all’essere, all’effimera bellezza del corpo eternamente inalterato a dispetto di ogni legge di natura, all’onnipotenza del vil denaro, in nome dei quali diventa lecito calpestare qualsiasi legge, dignità e sentimenti, mi sono chiesto che senso, quale valore, quali significati attribuire alla parola cultura, tanto usata, spesso abusata.
Di certo non parlo di quella “cultura” che vorrebbe far credere che la vita sia un reality o che vorrebbe convincere che il “pensiero” giusto sia uno solo e indiscutibile.
Per conto mio CULTURA è:
- aprire la propria mente perché il dono dell’intelletto è il più grande che l’uomo ha mai avuto e sarebbe un segno d’ingratitudine non usarlo al meglio;
- essere protagonisti della propria storia;
- scegliere ciò che è giusto da ciò che non lo è, ciò che è bene da ciò che è male per ognuno di noi, senza dimenticare che il nostro vicino può avere parametri diversi, ugualmente validi, ovviamente nel rispetto della vigente Costituzione e della morale;
- saper distinguere quando chi parla dice la verità o racconta un sacco di bugie;
- conoscere ed esigere i propri diritti;
- far sentire la propria voce, partecipare alle decisioni, non lasciarsi ingabbiare da idee preconcette, ma farsi personali opinioni;
- saper ascoltare gli altri e avere il coraggio di dire “Non ho capito! Spiegami meglio!”;
- capire che è fruttuoso per tutti collaborare per la costruzione del bene comune, e imparare a dialogare, condividere e confrontarsi;
- avere il coraggio di dire “Ho sbagliato!” e trovare la forza per chiedere scusa;
- capire che gli “altri” non sono i “cattivi” e che nella diversità sta una grande ricchezza;
- rispettare se stessi, gli altri e la natura;
- rispettare la propria storia e le tradizioni, far tesoro del passato e guardare al futuro;
- concedersi di aver dubbi come stimolo per pensare, discutere con se stessi e con gli altri, elaborare conclusioni, ma essere pronti a rimettersi in discussione alla luce di un nuovo dato, non accontentarsi delle “certezze” altrui;
- godere del bello e considerarlo come stimolo di discussione e confronto e quindi di “crescita”;
- imparare ad usare le proprie conoscenze in contesti nuovi, coltivando la trasversalità del pensiero.

Per me l’uomo colto non è chi possiede un sapere settoriale, per vasto che possa essere, ma colui che è in continua evoluzione, che custodisce gelosamente e coltiva dentro di sè la capacità di stupirsi dalle cose nuove e diverse, che non si barrica nella torre eburnea della conoscenza, ma che compenetra tutto il suo sapere con l’umanità e ciò lo rende a pieno titolo cittadino della società civile.
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4 commenti:

  1. ........sapere arricchire il nostro animo

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  2. attraverso la nostra conoscenza.

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  3. melanzanachina 2 ha detto manca qualcosa....
    aver diritto di rompersi i coglioni ...e gridare a tutti : buongiorno , sa oggi mi sto rompendo i coglioni ...

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  4. melanzanachina dice:sei un delirante!rilassati

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