martedì 24 novembre 2009

Volontariamente

Questa lettera è stata spedita al Messaggero Veneto il 22 novembre 2009

Giovedì 12 novembre è stato pubblicato su questo giornale un articolo dal titolo
-Il progetto “VolontariaMente” coinvolge i giovani-. Sul testo erano riportati dati parziali e/o inesatti e a me pare che le informazioni debbano essere corrette e complete. Senz’altro chi l’ha scritto era in buona fede e ha considerato, magari con un po’ di superficialità, solo l’ultima parte del progetto, senza preoccuparsi di conoscerne la storia. Credo però che qualche precisazione sia doverosa anche perché VolontariaMente rappresenta un valido esempio di come le associazioni di volontariato possano evidenziare costruttivamente punti deboli del sistema, proporre possibili soluzioni, promuovere la costituzione di reti con le istituzioni che garantiscano poi la continuità dei progetti nel tempo. L’Anffas Alto Friuli è un’associazione che si prende cura e carico di famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, ma non solo, e nel consiglio direttivo, già da diversi anni, era chiaro quanto fosse importante rivolgersi ai giovani all’interno delle scuole per sensibilizzarli alla solidarietà e al volontariato. L’idea è stata esposta ad altre due realtà di volontariato, operanti entrambe nel campo della disabilità, Dinsi Une Man e Comunità di Rinascita, che vi hanno subito aderito.
Dalla collaborazione di queste tre associazioni, col parternariato della Carnia Special Team, grazie a un finanziamento del Centro Servizi Volontariato, è nato il primo VolontariaMente. E’ stata inoltre richiesta la partecipazione della ASS3 Alto Friuli, in particolare dei Servizi Sociali dei Comuni, che riconoscendo la validità formativa della proposta, ha subito reso disponibile un’educatrice dell’Unità funzionale socio-educativa. Riporto testualmente le motivazioni del primo progetto. “L’idea del corso e’ nata da una precedente esperienza fatta in una scuola superiore di Tolmezzo, che ha visto coinvolti alcuni studenti in funzione di tutor durante un corso d’informatica per giovani disabili. Alla fine del percorso tutti i ragazzi si sono dichiarati soddisfatti ed alcuni hanno proposto di proseguire l’esperienza. Con questo progetto pensiamo di dare risposte, stimoli e motivazioni ai giovani affinchè si avvicinino al mondo del volontariato, considerando quest’opportunità un’occasione di crescita, un modo per guardarsi attorno a 360° e scoprire che non esistono solo i loro problemi, per conoscere le loro emozioni e imparare a valorizzarsi reciprocamente, a relazionarsi con gli altri, a imparare a riconoscere i bisogni degli altri e a far emergere potenzialità spesso nascoste.”
Così, nell’anno scolastico 2004-05, VolontariaMente è stato presentato e svolto in tutti gli istituti superiori di Tolmezzo. Il progetto prevedeva tre fasi.
La prima di 4 incontri con le classi 3° e/o 4° per “promuovere tra gli studenti la cultura della solidarietà, la valorizzazione delle diversità, la riflessione sul valore del volontariato per la crescita personale di ogni ragazzo.”
La seconda riguardava una specifica formazione del volontariato ed era costituita da 7 incontri di 3 ore l’uno in cui, attraverso momenti teorici e pratico-esperienziali, si è analizzato e riflettuto su bisogni e motivazioni personali, comunicazione e relazione con l’altro, presa di coscienza delle proprie capacità e responsabilità.
Nella terza fase era previsto un convegno con persone che operano nel volontariato, in grado di portare testimonianze significative sulla loro esperienza, motivazioni e azione politica. VolontariaMente è stato apprezzato nelle scuole e riproposto l’anno dopo, nelle due prime fasi, dalle stesse associazioni , con rifinanziamento del CSV e collaborazione dei SSC, con qualche piccola modifica derivata dall’analisi dei punti di forza e delle criticità emersi durante la sua prima attuazione. Durante l’anno scolastico 2006-07, Anffas e DUM, hanno concorso a un bando regionale previsto dall’articolo 8 della L.R. 12 sul volontariato per avere il finanziamento necessario allo svolgimento, puntualmente avvenuto, della terza edizione del progetto.
E’ stato nell’anno successivo che le associazioni, non l’ASS3, che “hanno pensato, attivato e fortemente voluto” VolontariaMente hanno ceduto il passo. Vuoi perché, all’interno delle associazioni le esigenze, come le idee, sono sempre tante, ma le persone disponibili a tradurle in azioni sono poche e sempre le stesse, vuoi perché tra associazioni è spesso difficile coordinarsi, vuoi perché ormai era ampiamente dimostrata la validità del progetto e ci sembrava che l’ASS fosse interessata a darne continuità. E così è stato. Il resto l’abbiamo letto sull’articolo.
Mi si permetta ancora di proporre ai lettori qualche spunto di riflessione sull’azione di promozione culturale e sociale che possono svolgere le associazioni di volontariato e di quanto fruttuosa possa essere la collaborazione delle stesse con le istituzioni. La conoscenza dei bisogni, le esperienze, i saperi sono diversi, ma se ci si orienta verso uno scopo comune, il ben-essere di tutti, e si opera in sinergia si ottengono migliori risultati e si ottimizzano le sempre più scarse risorse. Qualche passo sull’ardua strada della co-progettazione sociale tra istituzioni e volontariato qui in Carnia si è fatto, ma gli incidenti di percorso sono sempre in agguato e la meta è ancora parecchio lontana. C’è lavoro per tutti.
Elisa Barazzutti presidente di Anffas Alto Friuli onlus

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domenica 8 novembre 2009

Il business sulla disperazione

Questa lettera è stata pubblicata sul Messaggero Veneto di martedì 24 novembre 2009.

Se guardo indietro, penso a quanto mi insegnavano i miei genitori, maestri elementari, e lo paragono ai valori di riferimento della società di oggi, c’è di che confondersi. Sono sicuro che molta gente ha voglia di cambiare questo sistema incancrenito dal particolarismo di chi è al potere, che non si occupa della gestione del bene pubblico e che, pare agisca all’insegna di un virtuosismo che punta al ribasso (Paolo Guzzanti). Tutti, nell’arco della vita, si confrontano con la scuola e il lavoro. La scuola, come io la ricordo, era impegnativa, ci insegnavano a ragionare, riconoscevano i nostri meriti, ma se non studiavamo, ci bocciavano. Anche allora c’erano problemi culminati nella rivoluzione studentesca del ’68, ma c’era passione, voglia di fare e di cambiare le cose. Attualmente, con la riforma Gelmini, la scuola arranca tra tagli di finanziamenti e risorse umane, scontentando sia studenti che professori con svalutazione della qualità dell’insegnamento. Mi hanno educato a rispettare il lavoro, perché permette di esprimere le proprie capacità e di raggiungere l’indipendenza economica. Allora i contratti erano in prevalenza a tempo indeterminato con la sicurezza della pensione a fine carriera. Attualmente, i nuovi contratti sono a termine e con nessuna garanzia. Salari bassi, scarsa incentivazione del profitto, incertezza del posto di lavoro, fuga di cervelli, disoccupazione crescente poco mitigata da ammortizzatori sociali. E cosa dire di quel bollettino di guerra rappresentato dai morti sul lavoro e di cui si parla troppo poco? Eppure istruzione e lavoro sono diritti sanciti dalla Costituzione. Dopo anni di esaltazione del lavoro a termine, c’è chi “riscopre” il valore del posto fisso. Certo, assenteisti e lavativi vanno puniti, ma chi lavora bene va incentivato, coinvolto nella programmazione. Alla schiera dei precari, che non possono programmarsi un futuro, si è aggiunta quella dei nuovi disoccupati e cassaintegrati che certamente non saranno ottimisti come vorrebbe il nostro premier. Ma qual è la soluzione? Eccola, a portata di mano! Si tratta di Win for life, la speranza racchiusa in un gratta e vinci. E’ incredibile che si riesca a fare business anche sulla disperazione! E’ degli ultimi giorni la notizia che alcuni supermercati, tra le promozioni, propongono biglietti, cedibili, che concorrono all’estrazione di un posto di lavoro per un anno a mille euro al mese. Questa è la creatività degli italiani nei momenti di crisi?!
Un tempo il rispetto per le istituzioni, per le forze dell’ordine e per la giustizia facevano parte dei valori insegnati in famiglia, a scuola e in parrocchia. Attualmente pare che il rispetto della legge sia imposto solo al poveraccio. E’ più facile andare in galera per furto di pane per fame, che di molti miliardi per insaziabile bramosia di ricchezza. Allucinante e incredibile in uno Stato democratico la vicenda di Stefano Cucchi. Un nome che pesa come un macigno, perché è lo Stato ad averlo sulla coscienza. La Magistratura dovrà accertare le responsabilità di chi, mi auguro sia solo una scheggia impazzita del sistema, lo ha picchiato a morte e, invece di tutelarlo, ne ha calpestato i diritti ponendo fine alla sua vita. Attualmente emerge dai media che il sistema politico funziona con la ricerca sistematica degli scheletri negli armadi degli avversari da usare come arma di ricatto, con gli intrallazzi con poteri malavitosi organizzati, con le pressioni sui giudici, con la minaccia di modificare la Costituzione perché rallenta il decisionismo di chi è al potere e non, piuttosto, con il confronto e la dialettica democratica. Certo i processi hanno tempi biblici, ci vuole una riforma, ma questa va fatta nell’interesse del popolo e non dei singoli. Mi fermo qui perché il discorso sarebbe veramente lungo e potrebbe diventare noioso. Da parte mia sono grato a chi mi ha fornito quegli insegnamenti e ho sempre prediletto l’onestà intellettuale e l’etica professionale piuttosto che perseguire la carriera a tutti i costi. Certamente è ’un percorso più difficile che non l’adeguarsi al comune sistema del do ut des. Che bello però alzarsi la mattina, guardarsi allo specchio ed essere soddisfatti.

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