sabato 21 agosto 2010

La rupe Tarpea del Welfare

Questa lettera sul tema delle pensioni ai falsi invalidi, ma soprattutto a quelli veri, è stata pubblicata nella rubrica "Per posta e per E-mail" del Messaggero Veneto in data 01/09/2010.

Recentemente abbiamo letto e ascoltato innumerevoli proclami di esponenti del governo sul problema dei falsi invalidi. E’ una campagna sacrosanta che smuove l’indignazione della coscienza collettiva verso chi si approfitta delle disgrazie altrui che va perseguito in tutti i modi possibili e immaginabili, come pure chi gli ha concesso quell’inappropriato e usurpato beneficio. Secondo me però si tratta di un paravento che nasconde una volontà ben peggiore di quella che cercano di evidenziare con tanta enfasi. E’ inaccettabile ascoltare le parole che il ministro Tremonti ha pronunciato verso la fine di maggio …due milioni e settecentomila invalidi pone la questione se un paese così può essere ancora competitivo. Il senso del discorso è molto chiaro e non si presta a molte interpretazioni: gli invalidi per il nostro governo sono un peso. I nostri governanti si mostrano attenti a predisporre scudi fiscali e condoni, che in sostanza aiutano a vivere alla grande chi ha frodato lo stato accumulando capitali ed esportandoli all’estero, a proteggere chi ha costruito abusivamente imperi economici e a salvaguardare gli interessi di cricche di amici. Meno si occupano di chi sopravvive con pensioni spesso da fame e in particolare con quelle d’invalidità che ammontano a ben 267 euro, per 13 mensilità. Manca veramente poco alla caduta nel baratro di questa novella rupe Tarpea del Welfare. A sentire il ministro dell’economia le spese per questo settore sono altissime e rappresentano un ostacolo al progresso economico. Di contro, su alcuni giornali indipendenti, si legge che l’Italia in questo ambito spende l’1,5% del PIL, quando la media europea è sul 2%, ponendoci agli ultimi posti. Altro che anomalia, questa è falsa informazione! I nostri governanti dovrebbero smetterla di sbandierare priorità come le leggi ad personam e incominciare ad occuparsi della tutela dei diritti fondamentali per tutti e della possibilità di consentire una vita decente, specie a chi è più in difficoltà. La qualità di vita dei veri invalidi è legata alle possibilità economiche della famiglia che per contro finisce per impoverirsi sempre più. Ma non è solo il problema delle pensioni a destare preoccupazione, sono le linee politiche di raschiatura del fondo con la proposta di innalzare i limiti per l’invalidità dal 74 all’85%, la non cumulabilità delle percentuali per più di una patologia invalidante, il calo degli stanziamenti per le politiche sociali, ecc.. E’ la politica del lanciare proposte più o meno assurde e vedere come reagisce l’opinione pubblica, poi ci pensano i mezzi d’informazione, più o meno legati al padrone, ad enfatizzare, ridimensionare o manipolare la notizia. Ai nostri ministri, poi, basta poco a ritirare proposte che si sono rivelate inopportune, se non indecenti, motivando quell’inversione di marcia con qualche fregnaccia. E’ un comportamento vergognoso: prima s’insinua il dubbio che non è facile rimuovere, poi non ci si cura delle persone e delle famiglie. Ricordiamoci che basta un niente per passare dallo stato di piena salute ad uno di dipendenza più o meno totale. A proposito di pensioni d’anzianità, visto che faccio parte della categoria dei pensionati, vorrei sottolineare, contrariamente a quanto si è sentito dire da certi politici della disinformazione che acclamano a piena voce, che il pensionato non pesa sulla società perché i contributi per la sua pensione sono stati versati anticipatamente, e quindi accantonati, in parte dal datore di lavoro e in parte trattenuti dalla busta paga del lavoratore stesso. D’accordo che si è elevata l’età media però forse non c’è stata una buona gestione di queste somme. Nella maggioranza dei casi l’effetto finale non è quello che si aspetta chi ha lavorato una vita, e cioè avere una pensione che gli assicuri una vecchiaia tranquilla. La pensione si svaluta sempre più, per cui proprio nel momento in cui il pensionato può avere maggiori necessità si trova ad avere minori disponibilità. Non desta meraviglia che i politici non rientrino in questa categoria e che molti di loro siano più impegnati ad attaccare le cariche istituzionali e la Costituzione che a occuparsi di chi si trova in difficoltà.

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