venerdì 23 dicembre 2011

Gioco. E' una vera dipendenza

Queste considerazioni sono state pubblicate in forma di lettera nella posta dei lettori del Messaggero Veneto del 8 gennaio 2012.
Tra le recenti notizie comparse sui media locali riguardo il gioco d’azzardo autorizzato, colpiscono particolarmente la desolante performance di un giocatore che ha passato 70 ore ininterrotte in una sala da gioco, perdendo un’ingente somma e la notizia che sul prossimo numero di Cronache Tolmezzine ci saranno le pubblicità di 2 sale da gioco. Il gioco così concepito rischia di generare una narcosi ipnotica che può sfociare in una vera e propria dipendenza grave quanto quelle da droga, alcool e fumo. Pare che il giro d’affari di questo mercato dei sogni, raggiunga somme molto importanti, situazione ancor più stridente considerando il momento di lacrime e sangue che stiamo attraversando. Tralascio i commenti sui principi etici di chi gestisce questo mercato, ma da cittadino responsabile, rivolgo una critica a chi lo ha legittimato. Da sempre il monopolio di Stato fa cassa sulle debolezze delle persone che, illudendosi di fare il colpo grosso, alimentano la dipendenza.
Anche se lo stato trae dal gioco un grande profitto, è vergognoso che ne sia permessa un diffusione così capillare. Stando a quanto riportato dal Messaggero del 21 dicembre, il sindaco afferma che a Tolmezzo si trovano ben 70 siti dove giocare. In essi molta gente si rovina sottraendo risorse alle famiglie e all’economia reale. Si direbbe che si punti allo sfascio dello Stato se, per far cassa a breve, si consente a pochi di arricchirsi a dismisura a fronte di
molti che si riducono in miseria, anche perché sarà sempre più necessario destinare somme ingenti al recupero sociale e mentale, dei giocatori patologici senza contare la sofferenza loro, delle famiglie, e, in fondo, il disagio sociale di intere comunità. E’ il cane che si morde la coda! E allora ben vengano tavoli di discussione ed approfondimento del problema, ma soprattutto si pianifichi l’istituzione di luoghi ed iniziative alternativi, allettanti e proficui per giovani e meno giovani e s’investa di più sulla costruzione del benessere sociale.

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domenica 18 settembre 2011

Dalle balle alla cruda realtà

Da anni ormai il premier rassicura gli italiani sostenendo prima che la crisi era una balorda fantasia delle opposizioni, ora che è globale. Molti hanno perso il lavoro, tante famiglie non arrivano a metà mese e il potere d’acquisto della moneta è crollato, ma si sbandierava solidità economica e tutto andava bene. Per tentare di superare la crisi Sarkosy e Merkel, con discutibile autorità, e poi la BCE hanno imposto al governo italiano condizioni tali da configurare quasi un commissariamento. Che figuraccia! Dal 2008, col fallimento della Lehman Brothers, è esplosa una crisi economica di proporzioni mondiali, oltre a rendersi in seguito palese un attacco speculativo alla zona euro con l’aggressione ai paesi più deboli: Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo e ora Italia. I Sindacati e la Confindustria hanno sostenuto che nulla è stato fatto di concreto per rimettere in moto l’economia italiana. La risposta delle Borse è stata e continua ad essere disastrosa a conferma che i mercati esigono fatti e non chiacchiere. Con quale coraggio i nostri governanti osano chiederci ancora sacrifici per attuare una manovra economica così drammatica quanto necessaria? Siamo arrivati alla quarta stesura della stessa con incremento esponenziale della sua entità e alla 49^ fiducia, disattendendo il dibattito parlamentare e la convergenza di tutte le parti come auspicato dal Presidente della Repubblica. Non sarebbe prioritario per cominciare a riallineare i conti di questa disastrata Italia arrestare l’emorragia dovuta agli sprechi e al cronico malaffare che finalmente suscitano tanta indignazione? E’ora che i nostri governanti agiscano seriamente e con equità tassando in proporzione alla ricchezza e non sempre i soliti, riducendo finalmente le loro esagerate prebende, eliminando gli enti inutili, perseguendo chi spreca, ma soprattutto gli evasori fiscali. Siamo sicuri che ci sia la volontà di attuare queste sbandierate misure che però potrebbero rappresentare un inizio di rinascita?
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giovedì 23 giugno 2011

Considerazioni sul risultato referendario

Le manifestazioni di piazza degli studenti a difesa della scuola, quelle delle donne per la loro dignità, dei lavoratori e dei precari per il lavoro, quella per la giustizia, il risultato delle amministrative e quello plebiscitario dei referendum rappresentano segnali di inequivocabile disagio dei cittadini costretti da una soffocata democrazia. Siete l’Italia peggiore dice il ministro Brunetta rivolgendosi ai precari, mentre il premier spiega al presidente israeliano Netanyahu che il Parnaso di Andrea Appiani rappresenta il bunga bunga del 1811, sono solo un campione tra le tante oscenità che ci propinano spesso i nostri governanti. L’Italia ha dimostrato di non essere quella che loro rappresentano, ma un’altra formata da tanti cittadini che, stufi di subire, hanno rispolverato La libertà è partecipazione di Giorgio Gaber si sono rivelati un’onda inarrestabile e hanno travolto le cricche partitiche e i loro interessi. Che bello vedere tanti giovani esultare alla vittoria referendaria e gridare l’Italia s’è desta… i cuori dell’Italia siamo noi! Che bello constatare che le manovre per boicottare i referendum e l’informazione si sono dimostrate inutili contro la potenza del passa parola e il movimento promosso dai comitati spontanei attraverso il web! I comitati con tanti giovani, futuro del paese, hanno esautorato i partiti evidenziando lo scollamento esistente tra elettori e classe politica che non può più permettersi d’ignorare il messaggio espresso da un elettorato che vuole essere ascoltato su temi d’interesse comune, al di là della militanza politica. Anche il Papa ha richiamato i politici al rispetto della persona e dell’ambiente. Io credo che debba esistere una nemesi storica. Sentire Berlusconi dichiarare I referendum sono inutili! Io non vado a votare, e poi vedere il risultato che queste parole hanno avuto sull’esito della tornata referendaria mi fa pensare che siamo sulla buona strada!
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mercoledì 4 maggio 2011

Un'occasione di risveglio

Questa lettera è stata pubblicata il 21 maggio 2011 nella rubrica "Per posta e per E-Mail" del Messaggero Veneto.

Il recente disastro di Fukushima e il 25° anniversario di Chernobyl hanno riproposto la pericolosità del nucleare, nonostante le rassicurazioni del prof. Veronesi. Il governo, vista l’ondata emotiva popolare, ha approvato una moratoria di un anno, vero e proprio specchietto per le allodole che lo stesso Berlusconi ha svelato durante un incontro con il presidente Sarkozy. Con la Francia ci sono accordi per la costruzione di 4 centrali nucleari e sentire il premier che conferma il sospetto che il governo miri a depotenziare il quesito referendario per evitare che di nucleare se ne riparli tra molti anni, è proprio una bella presa per i fondelli! Analogo boicottaggio anche per i due quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua, bene vitale per tutti. L’obiettivo del governo, sia ben chiaro, non è tutelare la salute dei cittadini, bensì impedire il raggiungimento del quorum per annullare i quesiti referendari, in particolar modo quello sul legittimo impedimento, il più rischioso per il premier. Un vero e proprio scippo alla democrazia! Fortuna che sono nati comitati spontanei e che personaggi famosi sono scesi in campo, ma l’opposizione dove sta? Adriano Celentano ha scritto una lettera indirizzata ai cari studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza perché non disertino le urne e non sprechino un’importante opportunità. Il governo, pur di boicottare i referendum, non ha unificato la tornata elettorale amministrativa di maggio con quella referendaria di giugno, gettando al vento 350 mil. di euro. I sondaggi Eurispes mostrano un vistoso calo di fiducia nei confronti della politica, i quesiti sono posti in maniera poco chiara e informazione non passa sulle reti televisive pubbliche. Attiviamoci per diffondere in tutti i modi possibili l’informazione negata. Col voto c’è la possibilità di buttare alle ortiche la rassegnazione che ultimamente anestetizza molti italiani, ormai assuefatti ad ogni schifezza.
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Una scritta più che oltraggiosa

Questa lettera è stata pubblicata il 12 maggio 2011 nella rubrica "Per Posta e per E-Mail" del Messaggero Veneto.

Sono rimasto sconcertato a leggere sul Messaggero Veneto del 26 aprile che ad Ampezzo, sul muro della casa di Elio Martinis, qualche ignobile anonimo, e non poteva che essere tale, ha scritto “partigiano infame”. Frase oltraggiosa non solo nei confronti del proprietario del muro, ma di tutto il movimento di Liberazione. Martinis, durante la guerra di liberazione, fu il comandante “Furore”, eroico e indomito combattente per la libertà. Ampezzo nell’autunno ’44 diventò, seppur per breve tempo, capitale della Repubblica Partigiana delle Alpi e Prealpi Carniche, un vasto territorio sottratto al controllo tedesco. In Italia ci furono altre zone libere, ma l’esperienza carnica fu unica nel suo genere: un primo abbozzo, un’anticipazione di quel modello che sarebbe diventata la Repubblica Italiana. La scritta è oltraggiosa all’ennesima potenza. Conosco Elio Martinis dalla fine degli anni ’70, quando con mio fratello, geologo, passava giornate a parlare di paleontologia, materia in cui, pur autodidatta, ha acquisito fama internazionale. Elio è anche un grande artista, ma soprattutto un uomo dall’onestà adamantina che ha lottato e pagato di tasca propria per difendere quegli ideali di libertà in cui credeva, come tanti giovani mandati a combattere su fronti lontani e poi abbandonati a se stessi dopo l’8 settembre ’43. Mi sento vicino a lui e a tutti coloro che in ogni parte del mondo hanno lottato e lottano per la libertà e per ottenere una Costituzione che la difenda. Stiamo, purtroppo, assistendo a rigurgiti di ideologie razziste e a continui attacchi alla nostra libertà non solo da parte di balordi di tale risma, ma anche di uomini politici eletti nelle istituzioni che dovrebbero tutelare tali valori invece che denigrarli. “Vergogna! Basta!” Oggi più che mai c’è bisogno di resistere alle reiterate aggressioni a quegli ideali per cui Martinis ha combattuto con passione e coerenza per tutta la vita.

martedì 12 aprile 2011

Parlamentari- Sceneggiate e rappresentanza

Questa lettera è stata pubblicata mercoledì 13 aprile 2011 nella rubrica "Per Posta e per E-mail" del Messaggero Veneto. Le sceneggiate, basate su vituperio e prepotenza, che spesso ci propinano alcuni parlamentari mostrano un caleidoscopio di situazioni in cui la realtà supera l’immaginazione. Dove si è mai visto un ministro della Difesa che insulta con frasi da ultrà il presidente della Camera e un onorevole che gli tira addosso un giornale appallottolato? Dove si è mai visto un ministro della Giustizia che lancia il suo tesserino parlamentare verso i banchi dell’opposizione e alcuni giorni dopo invoca la piazza contro i magistrati? Dove si è mai visto un premier che non si presenta in aula a relazionare sulla partecipazione all’azione militare contro l’amico Gheddafi e poi, invece di pianificare un progetto serio per risolvere l’emergenza profughi nordafricani, va a fare uno show mediatico a Lampedusa? Stride il confronto con il comportamento composto del premier nipponico durante le recenti catastrofi che hanno colpito il suo paese, con quello da showman del nostro premier interessato, come al solito, più a procurarsi consensi politici che a tutelare gli interessi della popolazione. Ma quanti gli crederanno ancora? Dove si è mai visto un ministro che sa far fronte all’emergenza dei profughi semplicemente rispondendo con un padano: Fora di ball? Dove si sono mai visti parlamentari della Repubblica che non partecipano ai festeggiamenti per i 150 dell’Unità d’Italia perché si dichiarano padani, così saldamente radicati alla vituperata Roma ladrona, ai loro scranni, e ai loro lauti stipendi, ahinoi pagati dagli italiani. Dove si sono mai visti parlamentari autodefinitisi responsabili (ironicamente?) che scivolano viscidamente da uno schieramento all’altro? E ancora non avevamo visto tutto! Dove si è mai visto un onorevole che si permette di rivolgere irripetibili insulti alla deputata Ileana Argentin, persona con disabilità. Quel parlamentare si è poi subito rivelato per quello che è… scivolando dietro un muro di omertà. Si può essere orgogliosi di simili rappresentanti???
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venerdì 25 marzo 2011

Proseguendo con alcune considerazioni

Viviamo in un paese dove accadono le cose più incredibili e la realtà riesce sempre a superare l’immaginazione. In quale stato democratico si è mai visto che un pluri-imputato, innocente fino ad un’eventuale sentenza di condanna, voglia attuare una riforma epocale della giustizia? Epocale: aggettivo non usato nell’accezione d’inizio di una nuova epoca, bensì, si può dedurre, con l’improprio significato di proposta irrazionale visto che lo stesso premier sui media ha dichiarato che tutte le persone con la testa sulle spalle gli hanno sconsigliato di presentare la riforma della giustizia in questo particolare momento. Ma lui che si è definito “…coraggioso, temerario, forse anche un po’ eroico e matto” ha detto “Variamo subito questa importante riforma”. In quale paese democratico si è mai vista la seconda carica dello Stato attaccare e insultare i giudici sostenendo che le “toghe rosse” ce l’hanno con lui e che sono un cancro da estirpare? Che serva una riforma della giustizia è fuori discussione, ma cui prodest farne una priorità con tutti i gravi e irrisolti problemi dovuti a crisi e malgoverno? Per tutelare gli interessi di tutti i cittadini, i magistrati vanno messi nella condizione di lavorare serenamente e con mezzi adeguati senza trovarsi con l’acqua alla gola o sottoposti alle pressioni di chicchessia. Il premier vuole introdurre la responsabilità civile per i giudici, ma perché non la introduce anche per i politici che si ritengono al di sopra della Legge. In quale paese capita che due emissari, di cui non si conosce il mandante, e un interprete vadano in missione in una piccola cittadina del Marocco per corrompere un’impiegata dell’anagrafe affinchè falsifichi la data di nascita della “nipote di Mubarack”? E che lezione di dignità da quella anonima impiegata marocchina che ha rifiutato una somma importante! Altro esempio viene dalla Germania dove il ministro Guttenberg si è dimesso per aver scopiazzato una tesi di dottorato! Cose impensabili per tanti politici nostrani. Purtroppo in Italia la corruzione e il malcostume sono da tempo entrati a far parte del DNA di molti politici e affaristi, così saldamente abbarbicati alla loro lucrosa poltrona da diventare inamovibili. La storia insegna che anche in passato ci furono scandali importanti come quello della Banca Romana che travolse il governo Giolitti nel 1892. Il tormentone che ne nacque per l’intreccio tra affari e politica vide coinvolti un gran numero di parlamentari. Giolitti, a indagini concluse rientrò dalla Germania e dopo qualche anno riuscì a tornare al governo per restarci un decennio. Un filo conduttore dalle radici antiche lega quegli eventi a tangentopoli e agli scandali più recenti. Un ministro che pochi mesi fa si è dimesso perché non si era accorto che gli avevano comprato, a sua insaputa, una casa con vista Colosseo proprio in questi giorni sta scalpitando per tornare in corsa. E la cosa più incredibile è che pare abbia un suo seguito! La politica adottata dal governo è stata quella dei tagli indiscriminati e, ovviamente, non si è rivelata la soluzione dei tanti problemi che ci attanagliano, ma ha mandato in sofferenza le categorie più deboli, salvaguardando gli interessi di pochi. Per la ricerca non sono stanziati fondi sufficienti e i nostri bravi ricercatori sono costretti a migrare all’estero o a vivere da precari con stipendi molto bassi, la scuola pubblica, palestra delle future generazioni, è in sofferenza, l’industria non riparte, cresce la disoccupazione, specie quella giovanile, e aumenta il debito pubblico. Nonostante gli scandali di ogni tipo e lo sperpero di denaro pubblico, di cui nessuno risponde (alla faccia della responsabilità civile), ad ogni finanziaria non c’è il minimo pudore nel chiedere sacrifici sempre alle stesse categorie e ad aumentare le tasse, invece di calarle come promesso in campagna elettorale. Si sono mai chiesti i nostri politici perché la gente scenda in piazza così numerosa per difendere diritti sanciti dalla Costituzione, come l’istruzione, il lavoro, la salute, la giustizia, la dignità e la libertà? Facciano i nostri politici un bell’esame di coscienza, se mai ne abbiano una, e una bella riflessione sul perché si accresce sempre più il partito del non voto!
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lunedì 28 febbraio 2011

un baciamano inopportuno

Questa lettera è stata pubblicata il giorno 08/marzo/2011 nella rubrica per Posta e per E-mail del Messaggero Veneto col titolo: "Italia-Libia. Reverenza e dintorni"

Potrebbe sembrare paradossale che, alla luce dei recenti tragici eventi che investono il Maghreb, si possa disquisire su un argomento superficiale e di bon ton come il significato della parola baciamano. Da cittadino italiano rimasi allibito e disgustato quando vidi il presidente del Consiglio fare il baciamano al leader libico Gheddafi. Mi sono chiesto quali motivazioni potessero stare alla base di un simile atto di sottomissione da parte di un premier di uno stato sovrano. Abbassarsi pubblicamente a tanto nei confronti di un dittatore che non rispetta i diritti umani e addirittura stipulare con lui un trattato di amicizia, ci hanno esposto al ridicolo in tutto il mondo. Dato che le parole hanno un significato preciso e la lingua italiana è un collante per il nostro popolo, ho consultato lo Zanichelli per cercare l’esatta definizione della parola baciamano: atto del baciare la mano in segno di rispetto, riverenza o galanteria. Escluderei subito la galanteria, alla luce di quanto riportato dai media a proposito di bunga-bunga, di bellezze minorenni e di uno stagionato machismo esibito con patologica ossessione. Se l’atto esprimeva rispetto, mi chiedo per chi e per che cosa? Sarà per un dittatore che assolda mercenari sanguinari per sparare sul suo popolo e giustiziare i soldati perché si rifiutano di colpire la propria gente? O forse per un capo di stato che ribadisce ad ogni piè sospinto di aver sconfitto il colonialismo italiano, costretto l’Italia a pagare gli indennizzi e che ha avuto la sfrontatezza di presentarsi in visita ufficiale nel nostro paese con una fotografia del periodo coloniale italiano appuntata sul petto, come fosse una medaglia? La nostra economia si basa sul petrolio, per cui è chiaro che i governanti debbano mantenere buoni rapporti e incentivare gli scambi economici con i paesi che possiedono i giacimenti, ma per questo non si deve calpestare la dignità dell’Italia che anzi va sempre preservata. Come interpretare il silenzio assordante del nostro governo di fronte ad un tale genocidio o la non disponibilità del presidente del Consiglio a telefonare all’amico Gheddafi “per non disturbarlo”? In questa disamina non resta che l’atto di riverenza per spiegare quel baciamano! Ma cos’è la riverenza? Lo Zanichelli precisa che si tratta di profondo rispetto, talvolta accompagnato da soggezione. Un simile trattamento lo si potrà riservare al papa, non di certo a uno spietato e folle dittatore che arringa i suoi ultimi fedelissimi con frasi deliranti tipo “Armatevi! Scatenate l’inferno… Chi non mi ama non merita la vita…”. In questa drammatica situazione emerge la vera preoccupazione dei parlamentari leghisti: il tanto paventato esodo biblico delle popolazioni del Nord Africa verso il paese del ben godi. Bossi, di fronte ad un dramma umano di tale portata, non trova di meglio che dire frasi tipo: “Li manderemo in Germania!” con l’effetto di alimentare la paura della gente. A 150 anni dai moti rivoluzionari che hanno portato all’Unità d’Italia, che festeggeremo nonostante l’ostracismo di alcuni ministri, sorge spontaneo un parallelismo con gli attuali moti rivoluzionari del Nord Africa. Io che mi sento molto italiano, di fronte agli eventi epocali che stanno cambiando lo scacchiere geo-politico mediterraneo, mi sento disgustato e non rappresentato da governanti che tacciono di fronte a tanto orrore e che non annullano subito il trattato di amicizia con Gheddafi. Queste rivoluzioni popolari diffusesi a macchia d’olio, si sono rivelate inarrestabili perché nate dalla voglia di libertà e di futuro delle giovani generazioni che hanno trovato nel web un formidabile mezzo di comunicazione e aggregazione. Colpisce come un pugno nello stomaco il paragone tra gli ideali di quei giovani rivoluzionari e l’inesistenza degli stessi in tanti parlamentari nostrani che, sfacciatamente e vergognosamente, passano da uno schieramento politico all’altro, in barba a chi li ha eletti. Nel Nord Africa i popoli lottano per far nascere quella democrazia che da noi alcuni tentano di far scomparire!

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domenica 16 gennaio 2011

Un movimento d'indignazione

Questa lettera è stata pubblicata nella rubrica "Per posta e per E-mail" del Messaggero Veneto il giorno 26 gennaio 2011

“Indignez-vous” è il titolo di un libretto di 30 pagine, 5 ristampe e 500.000 copie vendute in Francia in tre mesi. L’autore Stéfan Hensel, 93 anni, ex diplomatico, partecipò alla lotta partigiana e fu internato in un campo di concentramento. Raccontando gli ideali che lo portarono a combattere il nazismo, ha creato un grande movimento d’indignazione, specie tra i giovani, nei confronti dell’attuale classe politica francese. Anche in Italia i giovani protestano per la precarietà dello studio, del lavoro e perché una classe politica ha rubato loro i sogni. In questa situazione così critica e delicata non si può non indignarsi di fronte ai reiterati tentativi di capovolgere un fondamento della Costituzione: la legge è uguale per tutti. Dopo i vari lodi salva-premier, si è molto parlato del legittimo impedimento e ora della decisione della Corte Costituzionale. Nonostante le minacce, il provvedimento è stato considerato parzialmente incostituzionale e si è ribadito che nessuno è al di sopra della legge. Sarò un’idealista, ma se io, comune cittadino, fossi innocente non avrei il minimo dubbio a percorrere tutte le vie legali per scrollarmi di dosso ogni dubbio e uscirne a testa alta. M’indigna chi fa di tutto per non far luce sulla verità, ciò rappresenta un’implicita ammissione di colpevolezza, ancora più rimarchevole se lo fa chi ricopre un’alta carica istituzionale, rappresentativa del popolo. La stampa internazionale riporta casi di politici processati. In Israele, il presidente Moshe Katzav e il premier Olmert si sono dimessi e hanno affrontato il processo come comuni cittadini. Il primo è stato riconosciuto colpevole di molestie sessuali nei confronti di alcune sue segretarie, il secondo di finanziamenti illeciti. In Inghilterra due deputati inquisiti per reati, minori rispetto a quelli che ormai siamo abituati a leggere sui nostri media, sono stati cacciati dal loro partito e sottoposti a giustizia ordinaria. Come chiunque! Si tratta anche di una questione di credibilità e serietà politica. Come si fa a non indignarsi nel sentire il premier affermare che la magistratura è il cancro della democrazia o di fronte alle levate di scudi della casta in difesa di qualche suo membro indagato? E’proprio vero il modo di dire cane non mangia cane! La parola etica ha subito uno svuotamento sostanziale nel suo significato. Il rispetto di chi ti ha votato, la fedeltà al mandato, l’appartenenza ad uno schieramento sono diventati valori quantificabili in denaro o in favori. Un vero e proprio mercato! Non c’è quindi da meravigliarsi che siano state messe in lista persone pur in presenza di informative degli organi istituzionali competenti che segnalavano la loro non idoneità a ricoprire incarichi pubblici. D’altronde, attualmente in Italia le uniche carriere dove non si risente della crisi sono quelle dei calciatori e dei politici. Molti sono i politici con plurimi incarichi e compensi spesso esagerati, in barba a leggi e regolamenti, ma pochi, si fa per dire, quelli disposti a rinunciare a parte delle laute prebende percepite nonostante il tasso di disoccupazione dei giovani sia salito al 29% e il debito pubblico al 102% del Pil con il costo della vita schizzato alle stelle. Come si fa a non indignarsi di fronte ai proclami del premier sul ponte dello Stretto di Messina. A cosa serve un’opera faraonica se le strade per arrivarci sono a dir poco inadeguate? Come si fa a sprecare i soldi pubblici in cattedrali nel deserto e non occuparsi del molti tarli che corrodono l’Italia come, per esempio, il dissesto idrogeologico? A ogni pioggia un po’ più violenta crolla un pezzo d’Italia o qualche bellezza artistica. Il nostro è il paese più bello del mondo per storia, cultura e arte che andrebbero meglio tutelate per incentivare il turismo, importante risorsa economica. De Andrè in una sua canzone diceva: …e il tipo strano, quello che ha venduto per tre mila lire sua madre ad un nano…, frase che sembra adattarsi a certi politici più intenti a conservare la poltrona, pur calpestando democrazia, fiducia degli elettori, morale, oppositori, leggi e Costituzione, che non a tutelare il bene pubblico e, per far ciò, sono proprio disposti a tutto.

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