lunedì 28 febbraio 2011

un baciamano inopportuno

Questa lettera è stata pubblicata il giorno 08/marzo/2011 nella rubrica per Posta e per E-mail del Messaggero Veneto col titolo: "Italia-Libia. Reverenza e dintorni"

Potrebbe sembrare paradossale che, alla luce dei recenti tragici eventi che investono il Maghreb, si possa disquisire su un argomento superficiale e di bon ton come il significato della parola baciamano. Da cittadino italiano rimasi allibito e disgustato quando vidi il presidente del Consiglio fare il baciamano al leader libico Gheddafi. Mi sono chiesto quali motivazioni potessero stare alla base di un simile atto di sottomissione da parte di un premier di uno stato sovrano. Abbassarsi pubblicamente a tanto nei confronti di un dittatore che non rispetta i diritti umani e addirittura stipulare con lui un trattato di amicizia, ci hanno esposto al ridicolo in tutto il mondo. Dato che le parole hanno un significato preciso e la lingua italiana è un collante per il nostro popolo, ho consultato lo Zanichelli per cercare l’esatta definizione della parola baciamano: atto del baciare la mano in segno di rispetto, riverenza o galanteria. Escluderei subito la galanteria, alla luce di quanto riportato dai media a proposito di bunga-bunga, di bellezze minorenni e di uno stagionato machismo esibito con patologica ossessione. Se l’atto esprimeva rispetto, mi chiedo per chi e per che cosa? Sarà per un dittatore che assolda mercenari sanguinari per sparare sul suo popolo e giustiziare i soldati perché si rifiutano di colpire la propria gente? O forse per un capo di stato che ribadisce ad ogni piè sospinto di aver sconfitto il colonialismo italiano, costretto l’Italia a pagare gli indennizzi e che ha avuto la sfrontatezza di presentarsi in visita ufficiale nel nostro paese con una fotografia del periodo coloniale italiano appuntata sul petto, come fosse una medaglia? La nostra economia si basa sul petrolio, per cui è chiaro che i governanti debbano mantenere buoni rapporti e incentivare gli scambi economici con i paesi che possiedono i giacimenti, ma per questo non si deve calpestare la dignità dell’Italia che anzi va sempre preservata. Come interpretare il silenzio assordante del nostro governo di fronte ad un tale genocidio o la non disponibilità del presidente del Consiglio a telefonare all’amico Gheddafi “per non disturbarlo”? In questa disamina non resta che l’atto di riverenza per spiegare quel baciamano! Ma cos’è la riverenza? Lo Zanichelli precisa che si tratta di profondo rispetto, talvolta accompagnato da soggezione. Un simile trattamento lo si potrà riservare al papa, non di certo a uno spietato e folle dittatore che arringa i suoi ultimi fedelissimi con frasi deliranti tipo “Armatevi! Scatenate l’inferno… Chi non mi ama non merita la vita…”. In questa drammatica situazione emerge la vera preoccupazione dei parlamentari leghisti: il tanto paventato esodo biblico delle popolazioni del Nord Africa verso il paese del ben godi. Bossi, di fronte ad un dramma umano di tale portata, non trova di meglio che dire frasi tipo: “Li manderemo in Germania!” con l’effetto di alimentare la paura della gente. A 150 anni dai moti rivoluzionari che hanno portato all’Unità d’Italia, che festeggeremo nonostante l’ostracismo di alcuni ministri, sorge spontaneo un parallelismo con gli attuali moti rivoluzionari del Nord Africa. Io che mi sento molto italiano, di fronte agli eventi epocali che stanno cambiando lo scacchiere geo-politico mediterraneo, mi sento disgustato e non rappresentato da governanti che tacciono di fronte a tanto orrore e che non annullano subito il trattato di amicizia con Gheddafi. Queste rivoluzioni popolari diffusesi a macchia d’olio, si sono rivelate inarrestabili perché nate dalla voglia di libertà e di futuro delle giovani generazioni che hanno trovato nel web un formidabile mezzo di comunicazione e aggregazione. Colpisce come un pugno nello stomaco il paragone tra gli ideali di quei giovani rivoluzionari e l’inesistenza degli stessi in tanti parlamentari nostrani che, sfacciatamente e vergognosamente, passano da uno schieramento politico all’altro, in barba a chi li ha eletti. Nel Nord Africa i popoli lottano per far nascere quella democrazia che da noi alcuni tentano di far scomparire!

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