martedì 20 aprile 2010

Polemiche deludenti

Questa lettera sulla recente vicenda occorsa ai tre volontary di Emergency è stata pubblicata il 26 aprile 2010 sul Messaggero Veneto.

Come medico e chirurgo resto sconcertato dalle recenti polemiche comparse sui media a proposito di quanto accaduto ultimamente ai 3 volontari di Emergency in Afganistan e, come cittadino, sono profondamente deluso per lo scarso impegno speso dal governo italiano per difendere i nostri connazionali. Si è detto che i tre volontari arrestati fossero fiancheggiatori di terroristi e frasi tipo “Speriamo che non sia vero” pronunciate da esponenti del governo hanno contribuito a dare credito a queste assurde accuse. Emergency è un’organizzazione umanitaria che rappresenta un fiore all’occhiello per il nostro paese e va difesa a spada tratta. Chi fa il volontario in un ospedale e, per di più, in territorio di guerra, ha fatto una scelta di vita che forse risulta incomprensibile a chi ha come valori di riferimento solo soldi e carriera. Meno male che c’è ancora gente che, incurante dei sacrifici e rischi personali ai quali può essere esposta, basa il proprio progetto di vita su pace, solidarietà e aiuto a tutti coloro che si trovano a vivere, non certo per loro scelta, in zone tormentate da una guerra che pare non finire mai. Gli effetti di questa follia, perché solo così può essere considerata la guerra, determinano un’infinità di lutti, di mutilazioni e di sofferenze fisiche e psichiche che colpiscono la popolazione civile e, in particolare, i bambini. Se essere schierati politicamente vuol dire trovarsi dalla parte della popolazione inerme, dei più deboli, malati, feriti, allora ben venga l’esserlo. Emergency, come qualsiasi organizzazione sanitaria degna di questo nome, soccorre tutti quelli che ne hanno bisogno senza chiedere se sono dalla parte dei buoni o dei cattivi. Emergency è un’organizzazione umanitaria, nei suoi ospedali cura i feriti delle guerre, sempre comunque ingiuste, evidenzia le cause delle violazioni dei diritti umani e le denuncia al mondo intero mettendo, così, tutti di fronte alle loro responsabilità. Inevitabilmente Emergency rappresenta cioè un testimone assai scomodo, l’unico visto che in quella regione non vi sono giornalisti accreditati, per tutti coloro che tali violazioni vorrebbero nascondere. Questo è un valore aggiunto di onestà intellettuale e non una connotazione negativa come vorrebbero far credere i vari potenti, o prepotenti, che vedono le loro posizioni messe in discussione. Per questi motivi le coloriture politiche che qualcuno attribuisce all’organizzazione non fanno altro che dimostrare la stupidità di chi le sostiene. Sicuramente non fa onore a nessuno sapere che il 40% dei feriti curati nell’ospedale di Lashkar-Gah, ora chiuso, fossero bambini, e che le bombe così dette “intelligenti”, quando colpiscono, non lo sono poi così tanto. Non me li vedo proprio tre volontari che fiancheggiano i terroristi, come pure nutro seri dubbi sul fatto che ad introdurre armi, cinture esplosive e altro materiale pericoloso ritrovato in ospedale siano stati loro. L’Italia è impegnata a sostenere l’Afganistan con aiuti economici, consulenze di vario tipo e con la presenza di un nutrito contingente militare che, tra l’altro, spesso subisce attacchi mortali. Non mancano di certo gli strumenti per bloccare un’infamia come quella che è toccata ai tre italiani di Emergency, senza dimenticare i sei operatori afgani di cui pare pochi si interessino. Frattini, ministro degli Esteri, dichiara in Parlamento di essere insoddisfatto delle risposte fornite da Kabul. Il nostro primo ministro solo dopo quattro giorni scrive una lettera a Karzai, presidente afgano. Desta perplessità che il governo italiano, così attento al rispetto della “legalità” in Italia, sembri interessato a non sollevare eccezioni verso un paese in cui le garanzie minime di giusto processo e di diritto alla difesa, e quindi i diritti umani, non vengono minimamente tutelate. Certamente in fase di trattativa c’è la necessità di mantenere una riservatezza lontana dai clamori della stampa però un fallimento sarebbe imperdonabile e diventerebbe incompatibile con un paese che si considera civile e che ambisce ad “esportare democrazia”.

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