giovedì 25 giugno 2009

La politica e il disgusto

Queste riflessioni sono state pubblicate sotto forma di lettera nella rubrica "La posta dei lettori" del Messaggero Veneto in data 01 luglio 2009.

Alcuni mesi fa la parola SCONCERTO ricorreva frequentemente nei miei pensieri, mentre in questi ultimi tempi, è stata sostituita da DISGUSTO, nel senso figurato di repulsione morale.
Non se ne può veramente più! Abbiamo sotto gli occhi un campionario di schifezze degno del Guinness dei primati che faticosamente filtra attraverso le notizie che ci fornisce la poca stampa nazionale ancora libera, ma soprattutto quella internazionale. Siamo proprio caduti in basso!
E’ ormai un dato di fatto che gran parte dei media siano “imbavagliati”, consentendo a chi governa di somministrarci a mò di compresse, o meglio, di supposte, notizie farlocche e dichiarazioni assurde prima proclamate in televisione e poi negate, o attribuite ad altri, e “suggerimenti” su quali testate sia più o meno opportuno inserire la pubblicità dei prodotti delle proprie aziende.
Strano silenzio stampa invece sul conflitto d’interessi che coinvolge chi è al potere e, al contempo, controlla un’ampia fascia dell’informazione.
DISGUSTO per il disorientamento etico a cui stiamo assistendo: “papi-gate”, “Bari-gate”, foto carpite, voli di stato a disposizione di menestrelli e di belle e giovani, anche troppo, ragazze.
DISGUSTO per il non rispetto della democrazia, da parte di chi ci governa che è stato sì scelto dall’elettorato, ma non deve dimenticare che rappresenta tutto il paese, e quindi non può cancellare ogni voce di dissenso solo perché non comoda o arrivare a trattare il governo come un consiglio d’amministrazione dove comanda chi ha il pacchetto di maggioranza.
DISGUSTO per la faciloneria boccaccesca e goliardica che può minare la sicurezza della nostra nazione. Non è pensabile che uno dei leader del G8 possa essere ricattato da qualsiasi gentil dama dalla mutanda facile che, a dispetto di ogni norma di sicurezza, sia riuscita a documentare i suoi intimi incontri.
DISGUSTO del consenso ottenuto da chi, malato di potere, crede di poter agire al di sopra della legge, di sparare a zero sulla Costituzione e di sentirsi in diritto di chiedere di aumentare i suoi poteri. Sarebbe auspicabile, invece, l’aumento dei poteri degli organi costituzionali di controllo, e questo a garanzia e tutela della libertà del cittadino, di ogni cittadino, e per evitare che la res pubblica diventi sempre più res privata.
Se si considera inoltre, che una famiglia su cinque non arriva a fine mese, che sono stati persi molti posti di lavoro e che ci sono lavoratori che non possono neppure usufruire del sostegno di qualche ammortizzatore sociale, come hanno più volte sottolineato Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, e Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, appare evidente che qualcuno non la racconta giusta.
Nel frattempo chi ci governa, col suo inguaribile ottimismo, continua a ripetere che la fase peggiore della crisi è superata e che è la “sinistra” che ne fa un uso terroristico.
DISGUSTO per come le parole “sinistra” e “comunista” cambino di significato a seconda di latitudine e longitudine, infatti se usate in Italia sono sinonimo di tutte le nefandezze pubbliche o private che accadono, mentre in Russia sono sinonimo di affari.
Miracoli della cabarettistica spiritosaggine italiana.
DISGUSTO per il disegno di legge che propone l’inserimento, nel nostro ordinamento giuridico, del reato di clandestinità. Decisamente la maggioranza degli italiani ha dimenticato quando erano i nostri vecchi ad andare a cercare lavoro all’estero. Non è barricandosi nel fortino e vantandosi dei respingimenti operati su qualche barcone di disperati che si arresta il fenomeno della migrazione. Forse bisognerebbe fornire aiuti alle popolazioni nei loro paesi. Forse sarebbe opportuno regolare con chiare leggi i flussi migratori e mettere gli immigrati nelle condizioni di vivere dignitosamente e godere di tutti i diritti sociali. Forse sarebbe opportuno diventare effettivamente parte dell’Europa e concordare con gli altri stati membri una linea comune. Non dimentichiamo che i primi sfruttatori di questi diseredati spesso sono proprio alcuni nostri concittadini che li assumono in nero per lavori da schiavi senza offrire loro alcuna garanzia né i diritti civili.
DISGUSTO per lo spreco di pubblico denaro. Sono stati buttati all’aria milioni di euro, per non aver voluto fare l’election day, e questo solo per l’interesse particolaristico di alcuni gruppi di potere politico.
DISGUSTO per essere arrivati ad una situazione in cui, per eccesso di frantumazione d’ideali e/o per il perseguimento degli interessi di pochi, è mancata una vera opposizione. Gli elettori sono stanchi e aumenta sempre di più lo scollamento tra la politica e cittadini tanto da far sì che le fila del “partito del non voto” continuino ad incrementarsi.
DISGUSTO estremo per il rifiuto di chi ci governa di rispondere alle domande per fare chiarezza su vicende che non sono più private, ma che interessano tutti e per le continue storielle con cui i nostri governanti ci vogliono imbonire trattandoci come dementi.
E’ ora di finirla che venga insultata la nostra intelligenza!
L’intelletto è il dono più grande che abbiamo avuto e non usarlo sarebbe un atto d’ingratitudine verso Colui che ce l’ha fornito.
Quindi ragioniamo con la nostra testa, anche perché cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli: a seguire dei politici furbi abbarbicati alla poltrona dalla quale gestiscono il loro feudo privato o piuttosto a vivere secondo i dettami dell’onestà e del rispetto della legge?

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mercoledì 3 giugno 2009

Historia magista vitae

In risposta alla mia lettera pubblicata sul Messaggero Veneto di lunedì 1 giugno col titolo “Cultura –una definizione non modaiola”, un amico mi ha inviato una mail di condivisione che riportava anche il discorso agli ateniesi, scritto da Tucidide, e tenuto da Pericle nel 461 a.C..
Onestamente non lo ricordavo, ma neanche molti politici del nostro paese, visto quello che si dice, si sente e si vede e visto come si sta cercando di fare andare alla deriva la nostra democrazia. Rileggere questo testo mi ha messo i brividi perché i concetti che esprime rappresentano un programma politico attualissimo per ogni Stato, compagine politica, persona CIVILE.
In questo momento ritengo che tali principi, pur essendo stati enunciati 2470 anni or sono nella terra dove nacque la democrazia, possano essere adottati come guida morale da tutti coloro che si troveranno a governare a livello locale, nazionale ed europeo.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo
viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro
dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di
altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una
ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non
siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro
prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia
siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle
proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici
affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato
anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo
proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che
risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è
buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo,
ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una
politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della
democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà
sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni
ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso,
la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.

Historia magistra vitae! Non dimentichiamocene!

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