domenica 25 agosto 2013

Ecco perché é bene ricordare

Il 26 aprile, alla Risiera di San Sabba, a Trieste, è stata inaugurata la mostra Progetto Eutanasia: Sterminate i disabili. La mostra voluta dalla Coop. Soc. Trieste Integrazione a marchio ANFFAS, allestita con il materiale dell’Associazione Olokaustos di Venezia, nel primo mese di apertura ha registrato un afflusso di circa 20.000 persone tanto da indurre il comitato culturale del museo a chiederne una proroga. Vedere quelle fotografie, particolarmente suggestive nell’evocativo ambiente espositivo, e leggere i cartelli esplicativi mi ha permesso di conoscere passaggi storici a me quasi sconosciuti, ma in generale poco noti, che fanno rabbrividire. Si è trattato di uno sterminio sistematico e scientificamente programmato di disabili, e non solo, che ha rappresentato il “banco di prova” dell’olocausto riportato su tutti i libri. Come chirurgo e padre di un meraviglioso ragazzo con disabilità, ne sono uscito profondamente colpito ed è stato sconvolgente venire a conoscenza che i “mostri in camice bianco”, si rivelarono addirittura più efficienti di quanto lo furono, durante la guerra, le tanto famigerate SS. Mi sono fissato i passaggi storici principali per cercare di capire gli antefatti di tale dramma, paragonarli con la situazione attuale e rispondere alla domanda “Perché ricordare?”. Nel 1869, negli Stati Uniti d’America, Francis Galton, cugino del più famoso Charles Darwin, coniò il termine eugenetica per indicare “una scienza volta al perfezionamento della specie umana attraverso lo studio e la selezione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi e la rimozione di quelli negativi”. Il movimento eugenista, finanziato da alcuni industriali, si diffuse a tal punto da spingere le forze politiche a chiudere le scuole per sordi, considerate una spesa inutile, ad introdurre la segregazione e la sterilizzazione forzata per gli inadatti, praticata in alcuni Stati dell’Unione, (64.000 vittime dal primo decennio del ‘900 al 1963) e il controllo eugenetico degli immigrati. Le idee di Galton approdarono in Germania ad opera del medico/biologo/eugenista Alfred Ploetz che, nel 1895, scrisse Le basi dell’igiene razziale e nel 1905 fondò la Società tedesca di Eugenetica. Durante il primo conflitto mondiale negli ospedali psichiatrici tedeschi oltre 140 mila pazienti vennero lasciati morire di fame. Lo Stato decise di non mantenere quella “zavorra sociale” con risorse che avrebbero potuto essere utilizzate in altri settori considerati “più produttivi”. Fu nel 1920 che, in Germania, lo psichiatra Alfred Hoche e il giurista Karl Binding pubblicarono il libro L’autorizzazione all’eliminazione delle vite indegne di essere vissute, sviluppando il concetto di “eutanasia sociale”. Tali teorie furono supportate negli anni seguenti, con l’avvento del nazismo, da una massiccia e mirata comunicazione sociale, veicolata con capillare diffusione dai media di regime, e ciò rappresentò il principale “mezzo d’istruzione” del popolo tedesco riguardo all’eutanasia. In questo modo il nazismo riuscì anche ad esercitare una tale pressione sulle coscienze da trasformare la classe medica in complice di crimini mostruosi e buona parte della popolazione in spettatore indifferente. Un’interessante riflessione riguarda i criteri in base ai quali si stabiliva quali erano le vite indegne di essere vissute. Tali criteri, considerando la variabilità delle condizioni delle persone e delle convinzioni dei vari componenti delle commissioni, necessariamente erano molto discrezionali, per cui potevano rientrare in tale “categoria” anche le persone con disabilità lievi, di colore, gli omosessuali, gli zingari, gli alcolisti, etc. Dal 1933 al 45, in Germania, dopo la promulgazione della legge sulla sterilizzazione, vennero operate più di 400.000 persone su indicazione delle 181 corti genetiche appositamente predisposte. Con il decreto sull’Obbligo di dichiarazione di neonati deformi del 1939, i nazisti passarono all’eliminazione fisica, iniziando dai bambini disabili, con iniezioni letali, o lasciandoli morire di fame, che fu attuata con l’assenso dei 500 medici che facevano capo alla Commissione per le malattie genetiche ed ereditarie nelle cliniche della morte, appositamente create e sarcasticamente chiamate Reparti per l’assistenza esperta dei bambini. L’unica voce che si levò per segnalare quegli orrori fu quella del vescovo di Munster che, nell’estate del 1941, durante le omelie, denunciò il clima di terrore che si era instaurato, l’arresto di molti sacerdoti che si erano ribellati e il massacro dei malati di mente. Con il processo di Norimberga, i capi organizzatori di quegli orrori vennero riconosciuti colpevoli di crimini contro l’umanità, mentre, paradossalmente i medici, gli infermieri e le ostetriche che avevano praticato fisicamente le uccisioni degli “indegni di vivere” furono condannati a pene miti, perché era nella cultura del tempo ritenere quelle vite senza valore. Ma sono proprio definitivamente scomparse le aberranti idee che portarono a quello sterminio? Purtroppo parrebbe di no! Pratiche di questo tipo sono proseguite ancora per parecchi anni. Inoltre dagli anni ’80, si è affacciato alla ribalta un filone di pensiero propugnato dal docente universitario australiano Peter Singer, definito il “filosofo della soluzione finale”, fondatore di un Centro per la bioetica, che ha scritto: “Il mero fatto di esistere come essere umano vivo e innocente non è sufficiente per avere un diritto alla vita.” Fa rabbrividire che, a tutt’oggi, siano pubblicati, su prestigiose riviste scientifiche e culturali di rilevanza internazionale, saggi e articoli di insigni professori di bioetica e filosofia e che vi siano discussioni scientifiche ad alto livello che giustificano l’eutanasia dei neonati disabili. Nell’Europa comunitaria, addirittura, vi sono Paesi, come ad esempio l’Inghilterra, l’Olanda, il Belgio, la Danimarca, che si allineano a questo pazzesco pensiero e che adottano protocolli per adeguarvisi. Fortuna che ci sono anche tante importanti voci contrarie! Tra tutte mi piace ricordare quella di Giovanni Paolo II che, nel gennaio del 2004, inviò un messaggio ai partecipanti al Simposio internazionale Dignità e diritti della persona con handicap mentale, in cui affermava che “La qualità di vita all’interno di una comunità si misura in buona parte dall’impegno nell’assistenza ai più deboli e ai più bisognosi e nel rispetto della loro dignità di uomini e di donne. Il mondo dei diritti non può essere appannaggio solo dei sani.” Quel documento anticipava di ben due anni i contenuti della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, approvata nel 2006 e recepita dallo stato italiano con la legge18 del 2009. In quell’occasione, l’allora ministro Sacconi dichiarò che “La capacità di risposta ai bisogni delle persone disabili è uno degli indicatori principali di un Welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente.” La guardia non va abbassata, anzi! Se si pensa che nel 2010, sui media comparvero alcune dichiarazioni dell’allora Ministro dell’Economia Tremonti che diceva: “Su 60 milioni di abitanti, 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo… Il costo delle pensioni di invalidità è salito a 16 miliardi. Un punto di PIL ogni anno va agli invalidi…” Immediata la risposta della Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) che precisò: “L’Italia per l’invalidità (comprese le pensioni di reversibilità) spende l’1,5% del proprio PIL… mentre la media nell’Europa dei 15 è il 2,1%... sempre secondo elaborazioni del Ministero dell’Economia, l‘evasione fiscale incide per il 22% del PIL… “ Appare evidente che in un paese democratico e civile, invece d’insistere ad additare ignominiosamente i disabili veri come fonte di spesa superflua, sia opportuno, per esempio, perseguire con sempre maggiore determinazione gli evasori fiscali. Mi piace ancora citare Giovanni Paolo II e non solo perché sono credente, ma perché in questa frase, nella sua grande laicità e universalità c’è il rispetto della Persona, al di sopra della condizione fisica o mentale, del credo, della razza o di qualsivoglia diversità: la Persona in tutta la sua umanità e ricchezza. “Soltanto se vengono riconosciuti i diritti dei più deboli una società può dire di essere fondata sul diritto e sulla giustizia: l’handicappato non è persona in modo diverso dagli altri, per cui riconoscendo e promovendo la sua dignità e i suoi diritti, noi riconosciamo e promoviamo la dignità e i diritti nostri e di ciascuno di noi.” Ecco perché è bene ricordare e mai abbassare la guardia! Per approfondire: http://www.zenit.org/it/articles/giovanni-paolo-ii-attenzione-ai-disabili-termometro-della-qualita-della-vita http://www.ilfoglio.it/soloqui/17486 http://247.libero.it/mfocus/188533892/a25076497/proposta-choc-dei-bioetici/ http://digilander.libero.it/filosofiaescienza/manifesto_bioeticalaica.htm http://www.consultadibioetica.org/bioetica_laica.html Associazione Olokaustos PROGETTO EUTANASIA: STERMINATE I DISABILI d’Assain Editore Perché non accada mai più RICORDIAMO a cura dell’Associazione Regionale Anffas Emilia Romagna e dell’Ass. Amici dell’Anff Link collegato:http://libridibeppeavanzato.blogspot.com

venerdì 23 dicembre 2011

Gioco. E' una vera dipendenza

Queste considerazioni sono state pubblicate in forma di lettera nella posta dei lettori del Messaggero Veneto del 8 gennaio 2012.
Tra le recenti notizie comparse sui media locali riguardo il gioco d’azzardo autorizzato, colpiscono particolarmente la desolante performance di un giocatore che ha passato 70 ore ininterrotte in una sala da gioco, perdendo un’ingente somma e la notizia che sul prossimo numero di Cronache Tolmezzine ci saranno le pubblicità di 2 sale da gioco. Il gioco così concepito rischia di generare una narcosi ipnotica che può sfociare in una vera e propria dipendenza grave quanto quelle da droga, alcool e fumo. Pare che il giro d’affari di questo mercato dei sogni, raggiunga somme molto importanti, situazione ancor più stridente considerando il momento di lacrime e sangue che stiamo attraversando. Tralascio i commenti sui principi etici di chi gestisce questo mercato, ma da cittadino responsabile, rivolgo una critica a chi lo ha legittimato. Da sempre il monopolio di Stato fa cassa sulle debolezze delle persone che, illudendosi di fare il colpo grosso, alimentano la dipendenza.
Anche se lo stato trae dal gioco un grande profitto, è vergognoso che ne sia permessa un diffusione così capillare. Stando a quanto riportato dal Messaggero del 21 dicembre, il sindaco afferma che a Tolmezzo si trovano ben 70 siti dove giocare. In essi molta gente si rovina sottraendo risorse alle famiglie e all’economia reale. Si direbbe che si punti allo sfascio dello Stato se, per far cassa a breve, si consente a pochi di arricchirsi a dismisura a fronte di
molti che si riducono in miseria, anche perché sarà sempre più necessario destinare somme ingenti al recupero sociale e mentale, dei giocatori patologici senza contare la sofferenza loro, delle famiglie, e, in fondo, il disagio sociale di intere comunità. E’ il cane che si morde la coda! E allora ben vengano tavoli di discussione ed approfondimento del problema, ma soprattutto si pianifichi l’istituzione di luoghi ed iniziative alternativi, allettanti e proficui per giovani e meno giovani e s’investa di più sulla costruzione del benessere sociale.

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domenica 18 settembre 2011

Dalle balle alla cruda realtà

Da anni ormai il premier rassicura gli italiani sostenendo prima che la crisi era una balorda fantasia delle opposizioni, ora che è globale. Molti hanno perso il lavoro, tante famiglie non arrivano a metà mese e il potere d’acquisto della moneta è crollato, ma si sbandierava solidità economica e tutto andava bene. Per tentare di superare la crisi Sarkosy e Merkel, con discutibile autorità, e poi la BCE hanno imposto al governo italiano condizioni tali da configurare quasi un commissariamento. Che figuraccia! Dal 2008, col fallimento della Lehman Brothers, è esplosa una crisi economica di proporzioni mondiali, oltre a rendersi in seguito palese un attacco speculativo alla zona euro con l’aggressione ai paesi più deboli: Irlanda, Grecia, Spagna, Portogallo e ora Italia. I Sindacati e la Confindustria hanno sostenuto che nulla è stato fatto di concreto per rimettere in moto l’economia italiana. La risposta delle Borse è stata e continua ad essere disastrosa a conferma che i mercati esigono fatti e non chiacchiere. Con quale coraggio i nostri governanti osano chiederci ancora sacrifici per attuare una manovra economica così drammatica quanto necessaria? Siamo arrivati alla quarta stesura della stessa con incremento esponenziale della sua entità e alla 49^ fiducia, disattendendo il dibattito parlamentare e la convergenza di tutte le parti come auspicato dal Presidente della Repubblica. Non sarebbe prioritario per cominciare a riallineare i conti di questa disastrata Italia arrestare l’emorragia dovuta agli sprechi e al cronico malaffare che finalmente suscitano tanta indignazione? E’ora che i nostri governanti agiscano seriamente e con equità tassando in proporzione alla ricchezza e non sempre i soliti, riducendo finalmente le loro esagerate prebende, eliminando gli enti inutili, perseguendo chi spreca, ma soprattutto gli evasori fiscali. Siamo sicuri che ci sia la volontà di attuare queste sbandierate misure che però potrebbero rappresentare un inizio di rinascita?
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giovedì 23 giugno 2011

Considerazioni sul risultato referendario

Le manifestazioni di piazza degli studenti a difesa della scuola, quelle delle donne per la loro dignità, dei lavoratori e dei precari per il lavoro, quella per la giustizia, il risultato delle amministrative e quello plebiscitario dei referendum rappresentano segnali di inequivocabile disagio dei cittadini costretti da una soffocata democrazia. Siete l’Italia peggiore dice il ministro Brunetta rivolgendosi ai precari, mentre il premier spiega al presidente israeliano Netanyahu che il Parnaso di Andrea Appiani rappresenta il bunga bunga del 1811, sono solo un campione tra le tante oscenità che ci propinano spesso i nostri governanti. L’Italia ha dimostrato di non essere quella che loro rappresentano, ma un’altra formata da tanti cittadini che, stufi di subire, hanno rispolverato La libertà è partecipazione di Giorgio Gaber si sono rivelati un’onda inarrestabile e hanno travolto le cricche partitiche e i loro interessi. Che bello vedere tanti giovani esultare alla vittoria referendaria e gridare l’Italia s’è desta… i cuori dell’Italia siamo noi! Che bello constatare che le manovre per boicottare i referendum e l’informazione si sono dimostrate inutili contro la potenza del passa parola e il movimento promosso dai comitati spontanei attraverso il web! I comitati con tanti giovani, futuro del paese, hanno esautorato i partiti evidenziando lo scollamento esistente tra elettori e classe politica che non può più permettersi d’ignorare il messaggio espresso da un elettorato che vuole essere ascoltato su temi d’interesse comune, al di là della militanza politica. Anche il Papa ha richiamato i politici al rispetto della persona e dell’ambiente. Io credo che debba esistere una nemesi storica. Sentire Berlusconi dichiarare I referendum sono inutili! Io non vado a votare, e poi vedere il risultato che queste parole hanno avuto sull’esito della tornata referendaria mi fa pensare che siamo sulla buona strada!
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mercoledì 4 maggio 2011

Un'occasione di risveglio

Questa lettera è stata pubblicata il 21 maggio 2011 nella rubrica "Per posta e per E-Mail" del Messaggero Veneto.

Il recente disastro di Fukushima e il 25° anniversario di Chernobyl hanno riproposto la pericolosità del nucleare, nonostante le rassicurazioni del prof. Veronesi. Il governo, vista l’ondata emotiva popolare, ha approvato una moratoria di un anno, vero e proprio specchietto per le allodole che lo stesso Berlusconi ha svelato durante un incontro con il presidente Sarkozy. Con la Francia ci sono accordi per la costruzione di 4 centrali nucleari e sentire il premier che conferma il sospetto che il governo miri a depotenziare il quesito referendario per evitare che di nucleare se ne riparli tra molti anni, è proprio una bella presa per i fondelli! Analogo boicottaggio anche per i due quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua, bene vitale per tutti. L’obiettivo del governo, sia ben chiaro, non è tutelare la salute dei cittadini, bensì impedire il raggiungimento del quorum per annullare i quesiti referendari, in particolar modo quello sul legittimo impedimento, il più rischioso per il premier. Un vero e proprio scippo alla democrazia! Fortuna che sono nati comitati spontanei e che personaggi famosi sono scesi in campo, ma l’opposizione dove sta? Adriano Celentano ha scritto una lettera indirizzata ai cari studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza perché non disertino le urne e non sprechino un’importante opportunità. Il governo, pur di boicottare i referendum, non ha unificato la tornata elettorale amministrativa di maggio con quella referendaria di giugno, gettando al vento 350 mil. di euro. I sondaggi Eurispes mostrano un vistoso calo di fiducia nei confronti della politica, i quesiti sono posti in maniera poco chiara e informazione non passa sulle reti televisive pubbliche. Attiviamoci per diffondere in tutti i modi possibili l’informazione negata. Col voto c’è la possibilità di buttare alle ortiche la rassegnazione che ultimamente anestetizza molti italiani, ormai assuefatti ad ogni schifezza.
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Una scritta più che oltraggiosa

Questa lettera è stata pubblicata il 12 maggio 2011 nella rubrica "Per Posta e per E-Mail" del Messaggero Veneto.

Sono rimasto sconcertato a leggere sul Messaggero Veneto del 26 aprile che ad Ampezzo, sul muro della casa di Elio Martinis, qualche ignobile anonimo, e non poteva che essere tale, ha scritto “partigiano infame”. Frase oltraggiosa non solo nei confronti del proprietario del muro, ma di tutto il movimento di Liberazione. Martinis, durante la guerra di liberazione, fu il comandante “Furore”, eroico e indomito combattente per la libertà. Ampezzo nell’autunno ’44 diventò, seppur per breve tempo, capitale della Repubblica Partigiana delle Alpi e Prealpi Carniche, un vasto territorio sottratto al controllo tedesco. In Italia ci furono altre zone libere, ma l’esperienza carnica fu unica nel suo genere: un primo abbozzo, un’anticipazione di quel modello che sarebbe diventata la Repubblica Italiana. La scritta è oltraggiosa all’ennesima potenza. Conosco Elio Martinis dalla fine degli anni ’70, quando con mio fratello, geologo, passava giornate a parlare di paleontologia, materia in cui, pur autodidatta, ha acquisito fama internazionale. Elio è anche un grande artista, ma soprattutto un uomo dall’onestà adamantina che ha lottato e pagato di tasca propria per difendere quegli ideali di libertà in cui credeva, come tanti giovani mandati a combattere su fronti lontani e poi abbandonati a se stessi dopo l’8 settembre ’43. Mi sento vicino a lui e a tutti coloro che in ogni parte del mondo hanno lottato e lottano per la libertà e per ottenere una Costituzione che la difenda. Stiamo, purtroppo, assistendo a rigurgiti di ideologie razziste e a continui attacchi alla nostra libertà non solo da parte di balordi di tale risma, ma anche di uomini politici eletti nelle istituzioni che dovrebbero tutelare tali valori invece che denigrarli. “Vergogna! Basta!” Oggi più che mai c’è bisogno di resistere alle reiterate aggressioni a quegli ideali per cui Martinis ha combattuto con passione e coerenza per tutta la vita.

martedì 12 aprile 2011

Parlamentari- Sceneggiate e rappresentanza

Questa lettera è stata pubblicata mercoledì 13 aprile 2011 nella rubrica "Per Posta e per E-mail" del Messaggero Veneto. Le sceneggiate, basate su vituperio e prepotenza, che spesso ci propinano alcuni parlamentari mostrano un caleidoscopio di situazioni in cui la realtà supera l’immaginazione. Dove si è mai visto un ministro della Difesa che insulta con frasi da ultrà il presidente della Camera e un onorevole che gli tira addosso un giornale appallottolato? Dove si è mai visto un ministro della Giustizia che lancia il suo tesserino parlamentare verso i banchi dell’opposizione e alcuni giorni dopo invoca la piazza contro i magistrati? Dove si è mai visto un premier che non si presenta in aula a relazionare sulla partecipazione all’azione militare contro l’amico Gheddafi e poi, invece di pianificare un progetto serio per risolvere l’emergenza profughi nordafricani, va a fare uno show mediatico a Lampedusa? Stride il confronto con il comportamento composto del premier nipponico durante le recenti catastrofi che hanno colpito il suo paese, con quello da showman del nostro premier interessato, come al solito, più a procurarsi consensi politici che a tutelare gli interessi della popolazione. Ma quanti gli crederanno ancora? Dove si è mai visto un ministro che sa far fronte all’emergenza dei profughi semplicemente rispondendo con un padano: Fora di ball? Dove si sono mai visti parlamentari della Repubblica che non partecipano ai festeggiamenti per i 150 dell’Unità d’Italia perché si dichiarano padani, così saldamente radicati alla vituperata Roma ladrona, ai loro scranni, e ai loro lauti stipendi, ahinoi pagati dagli italiani. Dove si sono mai visti parlamentari autodefinitisi responsabili (ironicamente?) che scivolano viscidamente da uno schieramento all’altro? E ancora non avevamo visto tutto! Dove si è mai visto un onorevole che si permette di rivolgere irripetibili insulti alla deputata Ileana Argentin, persona con disabilità. Quel parlamentare si è poi subito rivelato per quello che è… scivolando dietro un muro di omertà. Si può essere orgogliosi di simili rappresentanti???
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