sabato 5 settembre 2009

La libertà di stampa

Questo articolo, sotto forma di lettera, è stato pubblicato sul Messaggero Veneto del giorno 8 settembre 2009 col titolo "Un momento molto critico".

La notizia che due organizzazioni internazionali di giornalismo che monitorizzano la libertà di stampa nel mondo, definiscono il nostro paese semilibero posizionandolo dopo alcuni stati sud americani, asiatici e africani, non ha fatto altro che confermare quanto già si poteva supporre: in Italia molta stampa è imbavagliata e di informazione calpestata. Ma come si è potuto arrivare ad una situazione del genere? Mauro de Mauro e Ilaria Alti, tanto per citarne due, hanno pagato con la vita la loro sete di verità. Enzo Biagi e Indro Montanelli, colonne portanti della storia del giornalismo italiano, pur su fronti ideologici differenti, hanno subito pesanti conseguenze per essersi sempre mantenuti coerenti e rispettosi della realtà dei fatti. Credo che senza un’informazione corretta e completa non si possa attuare una costruttiva dialettica tra coalizione al Governo ed opposizione. C’è da chiedersi quale significato si possa attribuire oggi alla parola democrazia. Recentemente il presidente del Consiglio, dall’alto del suo grande potere di controllo dei media, ha esternato giudizi molto pesanti sulla televisione di stato perché, a dir suo, non è possibile che critichi sempre il Governo e l’opposizione, come pure certa stampa deviata. Da ciò si può arguire che le notizie, specie quelle che possono mettere in cattiva luce il Governo, debbano essere addomesticate, dette parzialmente o non dette, all’insegna del se non si sa, non esiste. E’invalso un modo di fare giornalismo secondo la voce del padrone come è ben descritto da Marco Travaglio nel suo libro La scomparsa dei fatti. In pratica la tecnica consiste nell’indirizzare l’attenzione del popolino, perché questa è la considerazione che i nostri governanti hanno di noi, su notizie meno importanti gonfiate per distoglierla dagli avvenimenti più gravi che possano mettere in discussione l’operato del Governo. Inoltre, nella predisposizione dei palinsesti ci si rende conto della volontà di far emergere notizie legate alla violenza, tanto care ad alcuni partiti, soprattutto se compiuta da immigrati. Le parole delitto, crimine, sevizie vengono dapprima enfatizzate nei Telegiornali e poi nei programmi in prima serata, spesso polizieschi, triller, etc. I pochi dati che emergono dalle statistiche mostrano che i reati sono in calo, allora perché tenere tanto alta l’attenzione su tali argomenti? Forse che serva a giustificare le ronde o i respingimenti di qualche barcone di disperati? A questo punto una seria riflessione sul rispetto dei diritti umani va fatta anche riguardo al nostro paese. Si ha l’impressione che vengano rispolverati vecchi scheletri del passato, camuffandoli dietro una facciata di democrazia. Anche il famigerato MINCULPOP impartiva ai giornali e alla radio le direttive cui erano obbligati ad attenersi. Perseguendo l’obiettivo di cercare di imbavagliare ogni voce di dissenso che non riesce a controllare, il nostro governo sta ora predisponendo un lodo anche per il WEB, unica voce ancora libera. E’ evidente che stiamo vivendo un momento assai critico della nostra democrazia che molti, per i loro interessi personali, vorrebbero far apparire in decadenza, ma non solo, visti anche i continui attacchi a cui sottopongono la Costituzione, il Capo dello Stato, la bandiera, l’inno nazionale e perfino la lingua italiana. Ma l’opposizione dov’è? Quando si sveglierà da quell’apatia che pare soffocarla e che agli occhi di un comune cittadino appare complice e, perché no, interessata? D’accordo, è difficile contrastare il potere mediatico di chi ci governa, ma bisogna pur fare qualcosa. E’ necessario individuare linee di condotta chiare e precise ed operare coerentemente. Nel ’68, quando frequentavo l’Università, il motto di noi studenti era Lotta dura senza paura. Oggi, di fronte a questa decadenza etica della politica, invito chi è all’opposizione a farlo proprio e spero che le voci libere del giornalismo abbiano un moto di orgoglio e contribuiscano a farci risalire la china di quest’oscurantismo dell’informazione che ci attanaglia, consapevoli che la libertà di stampa è un diritto di tutti i cittadini italiani, sancito dalla Costituzione.

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